giovedì 31 dicembre 2015

Il reflusso esofageo: via di fuga preferita quando non si sanno risolvere in altro modo i problemi di voce


Imbattendomi più per caso che per voluta ricerca, in forum di cantanti e cultori della materia, mi capita sempre più spesso di leggere domande e discussioni relative a difficoltà di gestione della voce, se non proprio a disturbi ormai radicati, nelle quali si rende ormai implicito e si dà per scontato che la chiave di lettura, e relativa soluzione del problema, risiedano nelle modalità di cura del reflusso esofageo.  In pratica, si evince che per tutti questi cantanti, maestri e dottori, tutto ruoti intorno alla gestione del reflusso. Ormai è eccezione, non più regola, che qualcuno metta in discussione la tecnica vocale, l’esatta diagnosi, la scelta del repertorio, le modalità di approccio foniatrico, logopedico, artistico...

 
 No, niente, o niente più di tutto questo. Si parla di reflusso e basta. Il riscontro lo trovo anche quando molti cantanti o allievi di canto giungono a visita presso uno dei miei studi, e nella maggior parte dei casi, descrivono già le loro difficoltà vocali come conseguenza di un reflusso. In questa sede e in questo breve articolo non voglio aggiungere altro, se non la considerazione secondo la quale, dietro questa storia del reflusso, che tante volte poi non c’è, si nascondono tante incapacità: diagnostiche, terapeutiche, tecniche, didattiche.

domenica 25 ottobre 2015

Soprano o mezzosoprano? Baritono o tenore?

Riporto in questo blog, il testo di un articolo inviato a una rivista non specialistica del settore, dunque scritto in forma semplice e divulgativa per un pubblico non esperto; ma forse proprio per questo, di facile lettura:

Spesso nella pratica foniatrica mi capita di visitare allievi di canto, e a volte artisti neppure più tanto giovani, che giungono alla mia attenzione di specialista dei disturbi della voce, con un quesito ben preciso: "Che tipo di vocalità ho? Sono soprano o mezzosoprano?". Oppure, in versione maschile: "Baritono o tenore?".
Se è vero che in molti casi non ci sono dubbi sulle caratteristiche di alcune voci inconfondibilmente tenorili o baritonali, sopranili o mezzosopranili, per estensione, timbrica, tessitura; è altrettanto vero che in altre situazioni, le aree di confine non sono così nettamente definibili, e spesso si aprono duri contenziosi tra maestri di canto più o (soprattutto) meno esperti e capaci, che assumono posizioni e opinioni differenti sulla definizione di determinate vocalità. I danni che derivano da eventuali errori di valutazione, non sono da trascurare. Sbagliare la definizione di una voce, significa impostare esercizi e soprattutto la scelta di un repertorio, su premesse inadeguate, e quindi far cantare l'allievo "fuori range", portandolo a prendere note che talvolta si ritrovano al di là del suo fisiologico campo vocale, con conseguenze sulla fatica, sulla tenuta, sull'estetica del canto, ma soprattutto sulle corde vocali.
Già, le corde vocali, perché molto spesso quei danni che vi si generano, come ad esempio, i noduli, i polipi, gli edemi, provengono proprio da sforzi: quantitativi, nel senso di produzioni ad alto volume senza un adeguato supporto respiratorio, o qualitativi, come appunto nel caso di scelte sbagliate di repertorio.
Compito del medico specialista foniatra, è anche quello di definire con opportuni rilievi laringoscopici e strumentali (oltre che acustici), il campo vocale di un artista, descrivendone l'andamento dei "piani", dei "forti", dei passaggi di registro, e soprattutto i limiti tonali, cioè in termini di note, oltre i quali non è conveniente spingersi.
In lirica, la definizione di una vocalità condiziona necessariamente la scelta di un repertorio, in quanto le partiture sono state scritte per determinate voci e non possono certo essere corrette e adattate a seconda delle tonalità. Questo invece può avvenire nel canto leggero, dove spesso accade di "adattare" le tonalità alle caratteristiche della voce del cantante.
Ma anche per agire in questo senso occorre rispettare i confini stabiliti, altrimenti anche in tali casi ci si può danneggiare, e allora il foniatra non servirà più solo per definire il campo vocale, ma per curare i danni di una sua errata identificazione, o di un suo mancato rispetto.

mercoledì 2 settembre 2015

Non caramelle in farmacia, ma interventi rieducativi foniatrici per la voce

"Caramelle in farmacia", è il titolo di un articolo comparso sulla rivista on line "Scena Medica", in tema di cure dei disturbi della voce, all'insegna del principio di somministrare meno farmaci e fornire piuttosto indicazioni e insegnamenti sul corretto utilizzo della vocalità.
http://www.scenamedica.it/caramelle-in-farmacia/

martedì 14 luglio 2015

27 anni di Specializzazione in Foniatria



14 luglio 1988 - 14 luglio 2015
Ventisette anni di Specializzazione in Foniatria
Grazie a quanti mi hanno fatto amare questa disciplina