sabato 21 settembre 2019

In tema di pubblico e privato. Quando si dice ancora “va bene solo se è di una struttura pubblica”, e non si comprende quale invece sia la realtà al di fuori della burocrazia.


Tante volte mi accade di sentire frasi del tipo: “ma se non è redatto su documentazione di struttura pubblica, non viene accettato e non va bene”, o ancora peggio: “ma lei poi ce l’ha il timbro della asl?”. E allora ecco un episodio esemplificativo di ciò che penso al riguardo: Recentemente ho visitato una paziente proveniente da una struttura specialistica del territorio (asl), palesemente rauca e con difficoltà respiratorie. Sul referto rilasciato dallo specialista del presidio pubblico, c’era scritto soltanto: “laringoscopia non eseguita a causa della mancata collaborazione della paziente”. Ho effettuato una laringoscopia semplicissima, senza peraltro trovare i presunti ostacoli segnalati nella relazione di chi non era stato capace di eseguire l’esame. La signora aveva un tumore della laringe ampiamente sviluppato e ben visibile, la cui ritardata o addirittura mancata diagnosi, le avrebbe comportato danni ancora maggiori (non è necessario spiegare perché). Ora la paziente dovrà recarsi di corsa in un ospedale ad operarsi. Quando si presenterà lì con il mio referto e la mia dettagliata documentazione con immagini, che cosa le diranno, che la mia prescrizione non è valida perché proveniente da uno studio privato? Il suo tumore e il suo diritto a operarsi al più presto non verranno riconosciuti perché io non sono lo scienziato della asl che non è stato capace di diagnosticare la malattia?    

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